Il blues è una musica fondamentalmente modale, e più precisamente pentatonica, anche se viene per lo più considerata una scala di sei toni (esafonica), che si ottiene aggiungendo una nota tra il terzo e il quarto grado di una scala pentatonica minore. Questa nota crea un cromatismo tra i due suddetti gradi (terzo e quarto) e viene definita “blue note”.
In questo caso la blue note è il fa diesis. La scala blues maggiore include sia la terza maggiore che quella minore, mentre la scala blues minore include solo la terza minore. Per questo motivo in tonalità maggiore si è soliti suonare entrambe le scale (blues minore e maggiore), mentre in tonalità minore solo la scala blues minore.
Paragonata a una scala diatonica occidentale la note della scala blues possono essere avvertite come delle “stonature”: si possono classificare in diversi tipi a seconda dell’intervallo alle quali sono applicate.
III grado (intervallo di terza)– Nel sistema tonale occidentale questo grado di una scala serve come discriminatore per stabilirne il carattere, anche se bisognerebbe fare molte precisazioni per definire il senso di questa parola.
Nel blues invece la terza non è così ben definita: a livello “fisico” la frequenza in Hertz della nota non corrisponde quasi mai né ad una terza maggiore né ad una terza minore; a livello “musicale” viene utilizzata per enfatizzare i passaggi importanti di un brano, facendola avvicinare alternativamente ad una terza maggiore o minore a seconda del risultato che si vuole ottenere.
L’indeterminatezza del terzo grado (maggiore-minore) può essere vista in modo diverso: la terza minore, ad esempio, può essere interpretata come una nona aumentata. È invece sottolineata la settima minore, tipica e caratteristica del Blues.
V grado diminuito (tritono)– Di importanza particolare è il V grado diminuito (detto tritono, 6 semitoni), utilizzato come nota di passaggio e capace da solo di portare una scala verso sonorità decisamente bluesy.
V grado (intervallo di quinta)– Questo grado è presente nella quasi totalità delle culture musicali per la sua particolarità: corrisponde a 1/3 della frequenza presa come tonica. I diversi sistemi musicali si somigliano relativamente all’uso di questo intervallo, che viene sfruttato come “forza trainante” per tornare alla tonica, pur se con scopi e modalità leggermente diversi. Nella musica classica il passaggio V-I viene utilizzato come sigillo conclusivo di un passaggio musicale anche molto complicato: il cosiddetto finale. Nel blues tradizionale è raro avere un vero e proprio finale, costruzione musicale introdotta infatti dai bluesman bianchi e dai musicisti di città in genere per rendere più commerciale la loro musica. Il V grado viene utilizzato per lanciare un altro giro della canzone e ricominciare tutto da capo (turnaround).
Il blues è composto da diversi movimenti circolari presenti a tutte le scale di grandezza. A livello ritmico si presenta come una figura chiamata shuffle, movimento sincopato a metà strada tra le terzine e i sedicesimi, che produce una continua tensione verso il beat successivo. A livello di struttura si ha una ripetizione ossessiva della stessa serie di accordi e frasi musicali, con variazioni più o meno significative e/o regolari. Alla fine di ogni strofa si assiste al cosiddetto turnaround, tradotto spesso in italiano come giro di boa, concluso quasi sempre con il V grado.
Da un punto di vista armonico, anche se l’evoluzione ha introdotto successioni di accordi, dapprima sui gradi I-IV, poi I-IV-V, poi ancora altri come nel blues jazzistico, la struttura di base permette ancora di eseguire melodie solistiche o frasi cicliche di accompagnamento (i cosiddetti riff) basate sulla scala pentatonica blues di tonica, una scala pentatonica minore con aggiunta di note alterate e con inflessioni al di fuori del temperamento equabile, forse l’elemento (di derivazione africana) più noto e caratteristico.
La struttura del blues è tale che mutamenti in senso tonale che distorcano troppo la modalità semplicemente non vengono più riconosciuti come blues, ad esempio nel caso di modulazioni temporanee su tonalità troppo distanti (cfr. la struttura armonica del brano Blues for Alice di Charlie Parker).
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Dal blues al jazz
Similmente al jazz (di cui il blues non è padre nel vero senso della parola, ma da cui il jazz ha attinto a piene mani evolvendosi parallelamente da un’origine comune) anche il blues spesso si avvale di sostituzioni di accordi con altri equivalenti (nel senso armonico) che conferescono al brano una “colorazione” particolare.
T. Boone Walker: Stormy monday
Un esempio classico ci viene da un celebre chitarrista che ha fatto la storia del blues e, per così dire, ha “inventato” la chitarra elettrica suonando blues in un nuovo modo con uno stile che verrà poi sfruttato da tutti i chitarristi a venire: è T. Boone Walker.
L’invenzione dell’amplificazione della chitarra elettrica ha infatti permesso ai chitarristi di eseguire dei veri a-solo che prima non potevano essere suonati in quanto coperti dal volume di altri strumenti.
T. Boone Walker oltre alle note tipiche della scala blues che già tutti i chitarristi del Delta del Mississippi usavano, ha aggiunto dei semitoni di passaggio precorrendo i tempi. Compose inoltre la famosa Stormy monday, brano che lo ha reso celebre, che presenta nella successione degli accordi delle “sostituzioni” più armoniche molto vicine al “jazz”. Di questo modo di suonare ne fa il suo stile che lo rese un immortale nella storia del blues.
Questa è la progressione di Stormy monday in tonalità di Do (l’originale è in Sol).

La progressione di Stormy monday

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