Antonio De Lisa- Il sinfonismo di Beethoven – Guida all’ascolto

Sinfonie: n. 1 in Do maggiore, op. 21  · n. 2 in Re maggiore, op. 36  · n. 3 in Mi bemolle maggiore Eroica, op. 55  · n. 4 in Si bemolle maggiore, op. 60  · n. 5 in Do minore, op. 67  · n. 6 in Fa maggiore Pastorale, op. 68  · n. 7 in La maggiore, op. 92  · n. 8 in Fa maggiore, op. 93  · n. 9 in Re minore Corale, op. 125

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Sinfonia No.1 op. 21 (1799-1800)

La sinfonia n. 1 in do maggiore, composta fra il 1799 e 1800, fu eseguita per la prima volta il 2 aprile 1800 a Vienna. Pubblicata in parti staccate a Lipsia, Hoffmeister e Kuhnel, fine 1801; in partitura a Londra, Cianchettini e Sperati (in una raccolta di Sinfonie classiche di Haydn, Mozart e Beethoven), gennaio-febbraio 1809; a Bonn e Colonia, Simrock, primavera 1822.

1. Adagio molto – Allegro con brio

L’introduzione lenta di dodici battute al primo movimento — una serie di cadenze perfette di accordi di settima di dominante con risoluzione nella tonica, a partire da quella “fasulla” della sottodominante – dovette certamente stupire i primi ascoltatori, non avvezzi a simile audacia armonica. L’Adagio sfocia senza soluzione di continuità nell’Allegro con brio, una classica forma sonata che presenta due temi principali.

2. Andante cantabile con moto

Il secondo movimento, anch’esso in forma sonata con due temi principali, vede la contrapposizione della semplice cantabilità dei temi all’incessante ritmo puntato, ripreso anche da trombe e timpani.

3. Minuetto. Allegro molto vivace

Il movimento più atipico e innovativo è indubbiamente il terzo, un trascinante scherzo (ancorché segnato come minuetto) basato sul materiale dei due precedenti movimenti.

4. Finale. Adagio – Allegro molto e vivace

Il quarto e ultimo movimento è quello che deve di più alla musica di Joseph Haydn, e non presenta particolari elementi innovativi.

Sinfonia No.2 op. 36 (1800/1802-03)

Dopo gli abbozzi dei primi mesi del 1800, Beethoven lavora intensamente nel corso del 1802 e la sinfonia viene presentata al pubblico, a Vienna, il 5 aprile 1803 con la sua personale direzione. Il concerto, al Teatro an der Wien era tutto di musiche di Beethoven: l’Oratorio Cristo al Monte degli Ulivi, la Prima Sinfonia, la Seconda appunto, e il Terzo Concerto per pianoforte e orchestra. Fu pubblicata in parti staccate a Vienna, Bureau d’arts e d’industrie, marzo 1804; in partitura a Londra, Cianchettini e Sperati, novembre – dicembre 1808 (in Germania a Bonn e Colonia, Simrock, primavera 1822).

Mentre nasce quest’opera pervasa di energia e serenità, la vita di Beethoven attraversa uno dei momenti più dolorosi e scoraggianti; è di quel tempo infatti il manifestarsi della sordità dell’artista in forma acuta e la conseguente decisione di abbandonare la carriera concertistica; nonché la delusione sentimentale di essere stato rifiutato dalla Contessina Giulietta Guicciardi. “Posso dire che faccio una ben misera vita”, scrive Beethoven all’amico Wegeler di Bonn, “da quasi due anni evito compagnia perché non mi è possibile dire alla gente: sono sordo!”; ma tutto ciò, lungi dal penetrare allo stato grezzo nella composizione, si traduce in uno stimolo a moltiplicare le sue possibilità espressive, a consegnarsi anima e corpo alla sua vocazione creativa (G. Pestelli).

Con la Seconda Sinfonia  Beethoven si lascia alle spalle il mondo spirituale e stilistico del ‘700. Manifesta una spiritualità nuova, nuovi ideali e passioni pulsano nei sui temi. In essa c’è un urgente tumultuoso di idee, abbondanza di particolari che tende la forma a dimensioni inusitate.

Infatti, nella Seconda Sinfonia i contemporanei avvertirono subito qualcosa di eccessivo e sorprendente rispetto alle loro abitudini di ascolto; l’opera “guadagnerebbe ove venissero accorciati alcuni passi e sacrificate molte modulazioni troppo strane”, è il parere espresso dall’”Allgemeine Musikalische Zeitung” nel 1804; e lo stesso autorevole foglio, dopo una esecuzione del 1805, avverte ancora: “troviamo il tutto troppo lungo, certi passaggi troppo elaborati; l’impiego troppo insistito degli strumenti a fiato impedisce a molti bei passi di sortire effetto. Il Finale è troppo bizzarro, selvaggio e rumoroso. Ma ciò è compensato dalla potenza del genio che in quest’opera colossale si palesa nella ricchezza dei pensieri nuovi, nel trattamento del tutto originale e nella profondità della dottrina”.

1. Adagio molto – Allegro con brio

2 Larghetto

3. Scherzo – allegro

4. Allegro molto

Sinfonia No.3 op. 55 “Eroica” (1802-04)

Un’autentica rottura con il passato avviene con la Terza Sinfonia, dedicata inizialmente a Napoleone. La terza sinfonia di Beethoven in mi bemolle maggiore op. 55 detta “Eroica” fu composta fra il 1802 e 1804 ed eseguita nell’agosto 1804 a Vienna. Fu pubblicata in parti d’orchestra a Vienna, Contor delle arti e d’industria, ottobre 1806; in partitura a Londra, Cianchettini e Sperati, marzo-aprile 1809, pubblicata in parti d’orchestra a Vienna, Contor delle arti e d’industria, ottobre 1806; in partitura a Londra, Cianchettini e Sperati, marzo-aprile 1809 (prima pubblicazione tedesca, con titolo egualmente italiano, Bonna e Colonia, Simrock, 1822). In questa sinfonia i tradizionali rapporti armonici sono dilatati al massimo, un’intensa marcia funebre sostituisce l’adagio e un formidabile scherzo conduce a un finale articolato in forma di variazioni e dotato di trascinante vigore.

L’uomo di questa sua concezione non ha nulla di militare, ma si solleva ad una concezione religiosa dell’eroismo, prende su di sé i mali del mondo, è l’apostolo battagliero dell’umanità e la guida verso ideali di bene e libertà. Si articola in: Allegro con brio, Marcia funebre, un’intensa voce di lamento, Scherzo, dove le forze disperse iniziano ad incanalarsi verso una meta e Finale, che ci dice molto sulla sua concezione non militaresca bensì filantropica, dove l’eroe è Prometeo. Questa ispirazione si protrae nella composizione del Fidelio, unica opera teatrale: esaltazione della fedeltà coniugale, vicenda svolta interamente in un carcere, è l’espressione appassionata della libertà umana. Ebbe scarso successo e fu più volte corretta.

I. Allegro con brio

Già l’Allegro con brio che costituisce il primo movimento, ampio quanto un’intera sinfonia di Mozart e fra i più complessi brani sinfonici beethoveniani, travolge l’ascoltatore con un avvio nel segno d’una energica ed eroica vivacità, mediante due accordi marcati degli archi.
Il tema iniziale, di grande intensità/narratività melodica, sostenuto da violoncelli, viole e violini, è poi fatto proprio dal corno e insistentemente viene ripreso per tre volte. Ma ben presto si affaccia un secondo tema che prolifera quindi in altre inedite diramazioni/invenzioni armoniche, ritmiche e timbriche. Questo movimento nel suo intero sviluppo risulta così estremamente variegato/innervato e tenuto insieme da una serie di forze ora centrifughe ora centripete − entro cui, fra l’altro, si iscrivono gli eccentrici interventi di vari strumenti −, che sembrano mettere a rischio l’organicità musicale di un pezzo d’una espressività vibrante, modernissima e possente.

II. Marcia funebre. Adagio assai

Il secondo movimento, il celeberrimo Adagio assai di quella che forse è la più amata Marcia funebre della musica occidentale, appare senz’altro teso ad esprimere una sofferenza composta, trattenuta ma al contempo veemente, che conosce abissi di desolazione (nel fugato drammatico) e insieme delicatissime e commoventi figurazioni (nella Coda).

III. Scherzo. Allegro vivace – Trio

Segue per contrapposizione l’Allegro vivace dello Scherzo, aperto dal mormorio degli archi, che inaugurano una dimensione pastorale in cui i corni allestiscono una deliziosa scena di caccia, destinata quindi a trasmutare in un tripudiante ma conciso episodio conclusivo.

V. Finale. Allegro molto

L’Allegro molto del Finale con cui termina l’Eroica è un brano costituito da una serie di 12 variazioni intorno al tema conclusivo del balletto beethoveniano Le creature di Prometeo, e su elementi tematici presenti pure nelle Controdanze WoO 14. Ne consegue una composita narrazione musicale che via via si fa più vivace man mano le variazioni procedono verso un’eroica chiusa all’insegna dell’energia e del dinamismo.

Erocia- Finale

Le variazioni cominciano alla batt.12

Tema e variazioni- Finale- Eroica

Indice tematico:

Poco andante

Presto

(Esempi e files musicali ripordotti dal sito: http://www.beethovenseroica.com)

Sinfonia No.4 op.60

La quarta sinfonia di Ludwig van Beethoven in Si bemolle maggiore op. 60 fu composta nel 1806 ed eseguita per la prima volta nel marzo 1807 a Vienna. Il manoscritto originale è conservato presso la Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. La Quarta  è una parentesi di serenità, di immagini soavi d’amore come il Concerto per violino e orchestra op. 61. Fu pubblicata in parti d’orchestra a Vienna, Bureau d’arts et d’industrie, 1808; in partitura a Bonn, Simrock, 1823.

1.Adagio – Allegro vivace
2.Adagio
3.Allegro molto e vivace – Un poco meno allegro
4.Allegro ma non troppo

Sinfonia No.5 op. 67 (1807-08)

La quinta sinfonia  fu composta tra il 1807 e l’inizio del 1808 e fu eseguita il 22 dicembre 1808 a Vienna. I primi abbozzi risalgono in realtà al 1804.  Fu pubblicata in parti d’orchestra a Lipsia, Breitkopf e Härtel, aprile 1809; in partitura id. id., marzo 1826. Si tratta del lavoro sinfonico di Beethoven che ebbe la gestazione più lunga e travagliata (si pensi che i primi abbozzi nascono quando l’autore stava ancora lavorando alla Sinfonia n. 3, mentre la conclusione del lavoro si intreccia con la composizione della Sinfonia n. 6). L’autografo si trova alla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino.

Dopo la serena parentesi della Quarta Sinfonia (op. 60), con la Quinta Sinfonia si assiste ancora una volta all’esplosione dell’epos beethoveniano. Una semplice ma straordinariamente incisiva cellula ritmica sostiene l’intero arco formale della composizione, evocando titanici contrasti fra elementi primordiali, che si concludono in gioiosa apoteosi, quasi manifestazione dell’inevitabile prevalere, nella visione idealistica ed eroica di Beethoven, dei valori positivi sulle disordinate componenti dell’irrazionale.

Con la Quinta siamo di colpo nel cuore della pateticità di Beethoven, l’opera più significativa dell’agonismo eroico. Le famosissime quattro note ribattute rappresentano un’allegoria del battere del destino alla nostra porta, lo svolgimento del primo movimento l’eroica lotta dell’uomo contro le cieche forze avverse, calmo e solenne l’andante, quasi una pausa di raccoglimento, travagliato da incubi lo scherzo, mentre il finale è una fanfara di libertà e vittoria. La forma sonata sembra qui aver superato la sua crisi e riappare animata dal suo dinamismo elastico e scattante come nelle due ouvertures al Coriolano e all’Egmont.

Allegro con brio

Il primo movimento (“Allegro con brio”)  inizia con il famoso motivo di quattro note che, secondo le parole dello stesso Beethoven, rappresenta “il destino che bussa alla porta”. Strutturalmente, si tratta di un movimento in forma-sonata, in cui il tema principale deriva integralmente da questo motivo iniziale di quattro note; lo stesso tema secondario, esposto, conformemente alle regole scolastiche, in Mi bemolle maggiore (che è per l’appunto la tonalità relativa maggiore di Do minore), appare contrappuntato dal motivo iniziale della sinfonia e rimane del tutto escluso dal successivo sviluppo, basato esclusivamente sul primo tema.

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Andante con moto

Il secondo movimento (“Andante con moto”) è un andante in La bemolle maggiore, che introduce un clima di distensione, anche se non mancano le reminiscenze ritmiche del motivo iniziale della sinfonia. Le parti più attive di questo movimento sono esposte in Do maggiore; protagonisti sono gli ottoni. Interessante è la strutturazione delle esposizioni delle parti attive del movimento: nella prima esecuzione, violini e viole accompagnano suonando gli accordi di Do maggiore e Sol maggiore, in terzine, con una consequenziale sensazione di lentezza ma di marcia; la seconda esecuzione, sempre di violino e viola, prevede l’utilizzo di quartine al posto di terzine, dando maggiore movimento alla parte; la terza esecuzione, invece, prevede che i violini e le viole ridiventino coprotagonisti.

Allegro

Per la prima volta nella storia della musica gli ultimi due movimenti della sinfonia sono uniti fra loro senza soluzione di continuità.

Il tema principale del terzo movimento (che Beethoven, a differenza del solito, non intitola Scherzo), di nuovo in Do minore, viene esposto in fortissimo e riprende, variandolo, il motivo iniziale del primo movimento. Nella sezione centrale, in tonalità maggiore, violoncelli e contrabbassi all’unisono si lanciano in spericolati passaggi virtuosistici. A questa sezione segue la ripresa, in cui il tema iniziale è esposto questa volta piano), che sfocia in un ponte modulante che conduce direttamente al Finale (“Allegro”).

Allegro – Presto

Il tema principale di quest’ultimo movimento, in Do maggiore, nuovamente esposto in fortissimo, è fortemente affermativo e rappresenta una vittoria dell’ottimismo e della certezza morale sul destino. Il discorso viene prima esposto in Sol (dopo la parte iniziale in Do) e, dopo aver ripreso il tema del terzo movimento in Do minore, viene riesposto in Do maggiore.

Sinfonia No.6 op.68 (1807-08)

La sesta sinfonia in fa maggiore op. 68, detta “Pastorale”, composta nel 1807 – inizio 1808, fu eseguita il 22 dicembre 1808 a Vienna. Fu pubblicata in parti staccate a Lipsia, Breitkopf e Härtel,  maggio 1809, in partitura ibid., maggio 1826. Il manoscritto originale si trova nella Beethovenhaus.

La Sesta Sinfonia porta il nome di Pastorale, celebrazione panteistica della presenza divina nella natura. La fase più spasmodica del titanismo eroico è superata: vinta la lotta col destino, Beethoven ascende alla contemplazione delle supreme verità dell’ordine religioso. Prima di tutto la Natura, in cui afferma il suo senso divino, un diffuso panteismo.

I movimento (allegro ma non troppo)

Risveglio dei sentimenti all’arrivo in campagna: è un tema dolce, senza contrasti per cui la musica produce solo emozioni piacevoli al risveglio in campagna; il tema è tratto da un canto popolare croato di netto sapore campagnolo. Altri autori, invece, basandosi sugli appunti di Beethoven, osservano che il tema, desunto da tante elaborazioni, è totalmente originale.

II movimento (andante molto mosso)

Scena al ruscello: una scena prettamente idilliaca tutta incentrata al ruscello con i suoi abituali frequentatori; qui prende vigore il cinguettio degli uccelli, imitati dal flauto, dall’oboe, dal clarinetto. Questa scena rappresenta in sintesi il cuore della sinfonia stessa e non a torto Beethoven tenne a dire: gli uccelli che cantavano intorno prendevano parte alla composizione;

III movimento (allegro)

Lieta brigata di campagnoli, scherzo: danze con suoni di pifferi e cornamusa dei contadini in festa, introducono così quella festosa riunione dei contadini;

IV movimento (allegro)

Il temporale: è l’imprevisto passaggio di un temporale che scatena una tempesta, dove il realismo diventa imperante con il prorompere dei timpani, delle trombe e l’entrata dei tromboni, strumenti usati per la prima volta nella sinfonia, con i bassi che avvisano il suo arrivo, il calare e scendere della musica fino all’innalzamento finale per poi scemare man mano al ritorno della calma.

V movimento (allegretto)

Canto pastorale: sentimenti di gioia e di riconoscenza dopo il temporale: l’atto finale, infine, affidando al clarinetto l’ingresso del tema, porta alla conclusione dell’opera; ora il ringraziare e gioire, perché la tempesta ormai è solo un ricordo, si riallaccia al tema del primo movimento in cui l’uomo si sveglia e dialoga con la natura.

Sinfonia No.7 op.92 (1811-12)

La Sinfonia n. 7, scritta a distanza di tre anni dalla Sinfonia n. 6 “Pastorale”, tra il 1811 ed il 1812, non ha una linea di continuità con le precedenti sinfonie, che furono composte dal 1801 al 1808 senza interruzione. Tra il 1809 e l’inizio della composizione della nuova sinfonia, Beethoven aveva portato a termine il Concerto per pianoforte n. 5, l’ultimo, (1809), le musiche per l’Egmont di Goethe completate intorno al 1810, il Quartetto in fa minore op. 95, dello stesso anno.

La prima esecuzione ebbe luogo l’8 dicembre del 1813 nella sala grande dell’Università di Vienna per un concerto di beneficenza. Fu pubblicata in partitura e a parti d’ orchestra (due fascicoli  separati) a Vienna, Steiner, novembre 1816. Il manoscritto originale è conservato nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino.

Con la Settima si impadronisce di Beethoven l’idea della gioia, gioia coma adeguamento dell’uomo alle leggi eterne dell’universo, alla condizione divina (sentimenti simili sono presenti anche nell’Ottava Sinfonia). Fu definita da R. Wagner un’apoteosi della danza per la sprizzante carica ritmica e la purezza cristallina del suo sviluppo, in singolare contrasto con la luminosa serenità dell’Ottava, ripensamento in chiave ora nostalgica, ora ironica del sinfonismo classico haydniano.

La settima sinfonia dura trentotto minuti circa ed è composta da quattro movimenti, di cui il ritmo è l’elemento generatore.

I Movimento: Poco sostenuto. Vivace

Dopo un’introduzione che si basa essenzialmente su un quadro melodico discendente degli oboi e su una tenue cantilena dei legni, erompe nei flauti preceduto dal tema del primo movimento (il Vivace) che man mano prende corpo coinvolgendo tutta l’orchestra.

II Movimento – Allegretto.

Il movimento è aperto e chiuso da un accordo dolente in la minore. Il primo tema, basato su una melodia dal ritmo marcato, quasi in passo di marcia, è ripetuto più volte progressivamente arricchito nel contrappunto. Il secondo tema, in maggiore, ha andamento cantabile.

III Movimento – Presto. Assai meno presto.

È il momento più danzante della sinfonia; il ritmo è leggero, fresco, con impeti improvvisi, uniti da movimenti veloci. Tutto è giocato sul virtuosismo. Nel ritornello della melodia compare anche il tema di un canto popolare austriaco di contenuto religioso.

IV Movimento – Allegro con brio.

Questo allegro propone un tema in sedicesimi che si alterna con un motivo trionfale introdotto dai fiati sullo scandire degli archi.

Sinfonia N0.8 op.93 (1812-13)

L’ottava sinfonia di Ludwig van Beethoven in Fa maggiore op. 93 fu composta fra il 1812 e 1813 (fu eseguita il 27 febbraio 1814 a Vienna). Fu pubblicata (con le battute finali attuali) a Vienna, Steiner, 1817, partitura e parti d’orchestra in fascicoli separati. Il manoscritto originale si trova alla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino.

1.Allegro vivace e con brio
2.Allegretto scherzando
3.Tempo di menuetto
4.Allegro vivace

Sinfonia No.9 op.125 (1822-24)

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La Sinfonia n. 9 in re minore Op. 125 è l’ultima sinfonia composta da Ludwig van Beethoven. Fu completata nel 1824 e nell’ultimo movimento include parte dell’ode An die Freude (Inno alla Gioia) di Friedrich Schiller, cantata da solisti e coro. Fu pubblicata a Magonza (partitura, parti separate e riduzione per canto e pianoforte dell’ultimo tempo), Schott, fine agosto 1826.

La sinfonia è una delle opere più note di tutta la musica classica ed è considerata uno dei più grandi capolavori di Beethoven, composta quando era completamente sordo.

La tensione dei contrasti, le zone nette di luce ed ombra si erano mitigate e lui ascendeva ad una religiosità totale, in cui il suo stile divenne più unito e smaterializzato. L’astratta sonorità non lo soddisfa più e nelle ultime tre Sonate si dissolve definitivamente il tradizionale schema formale, accompagnato da una ricerca di sonorità eccezionali, con la moltiplicazione d’una miriade di note nelle zone estreme della tastiera. La forma sonata si spezza e i linguaggio armonico si modifica: rivoluzione formale che prelude già al più avanzato romanticismo insofferente di ogni schema prefisso e volgente ad una trascendente spiritualizzazione. Da questo punto di vista tecnico e formale gli ultimi Quartetti e Sonate sono più ricchi di novità che le ultime Messa Solenne e Nona Sinfonia op. 125 re maggiore (che contiene il famoso Inno alla gioia).

Realizzata dodici anni dopo l’Ottava Sinfonia, la Nona Sinfonia rappresenta un altro momento culminante dell’arte di Beethoven. Dopo la tempestosa drammaticità del primo tempo, l’irruente vitalità dello scherzo e il caldo lirismo dell’adagio, alla dilatatissima orchestra si aggiungono nel finale 4 voci soliste e il coro per intonare l’Inno alla gioia di Schiller, appassionato appello alla fratellanza universale. Tale altissimo messaggio ispira anche la contemporanea Missa solemnis (op. 123), omaggio devoto a una divinità intesa come patrimonio comune di tutte le genti, al di sopra delle singole confessioni religiose.

In Beethoven sinfonismo e concertismo parlano linguaggi strettamente affini: il concerto viene sviluppato nella direzione di una maggiore drammaticità, evidente in primo luogo nel rapporto solista-orchestra, rispetto al modello classico.

1. Allegro ma non troppo, un poco maestoso

Allegro ma non troppo, un poco maestoso. Durata approssimativa 16 min.

Il primo movimento è una sonata dall’atmosfera tempestosa. L’incipit della sinfonia è celebre per la quinta vuota la-mi priva della modale, che dà un senso di vuoto e di indefinito. Tale tecnica venne usata anche da sinfonisti posteriori (Anton Bruckner, Gustav Mahler) per rendere l’idea dell’ordine che nasce dal caos indistinto e indeterminato. Il tema di apertura, suonato “pianissimo” su tremolo di archi sembra a tal punto un’orchestra che si accorda da suggerire che fosse un’ispirazione di Beethoven. Ma da questo limbo musicale emerge un tema potente e chiaro che dominerà l’intero movimento. In seguito, alla fine della parte di ricapitolazione, torna ad un “fortissimo” in Re maggiore, invece che al Re minore di apertura, il tono del movimento. L’introduzione impiega anche la relazione tra modale e tonica che distorce ulteriormente la chiave tonica fino a che essa non viene suonata dal fagotto nel più basso registro possibile. La coda utilizza un passus duriusculus.

2. Scherzo: Molto vivace – Presto

Scherzo: Molto vivace – Presto. Durata approssimativa 10 min.

Il secondo movimento, uno scherzo, è anch’esso in Re minore, con il tema di apertura somigliante a quello del primo movimento, una costruzione che si trova anche nella Sonata per pianoforte n. 29, scritta pochi anni prima. Essa usa ritmi propulsivi ed un assolo di timpani. A tratti, durante il movimento Beethoven sottolinea che il battito dovrebbe essere ogni tre battute, forse a causa del passo molto veloce della gran parte del movimento, scritto in tempo triplo con l’indicazione “ritmo di tre battute”, e un battito ogni quattro battute “ritmo di quattro battute”.

Beethoven era già stato criticato in precedenza perché non aderiva alle regole riguardanti le composizioni. Utilizzò questo movimento come risposta ai suoi critici. Solitamente gli scherzi sono scritti in tempo triplo. Beethoven fece altrettanto ma esso ha un contrappunto tale che quando accoppiato con la velocità, rende il suono in tempo quarto.

Seppur aderente alla forma ternaria di un movimento di danza (scherzo-trio-scherzo, o minuetto-trio-minuetto), il movimento ha al suo interno una sonata completa. All’interno di essa, la prima parte dell’esposizione comincia con una fuga.

La sezione di trio contrastante è in Re maggiore e in tempo doppio. È nel trio che suona il trombone.

3. Adagio molto e cantabile – Andante Moderato – Tempo Primo – Andante Moderato – Adagio – Lo Stesso Tempo

Adagio molto e cantabile – Andante Moderato – Tempo Primo – Andante Moderato – Adagio – Lo Stesso Tempo. Durata approssimativa 16 min.

4. Recitativo: (Presto – Allegro ma non troppo – Vivace – Adagio cantabile – Allegro assai – Presto: O Freunde) – Allegro assai: Freude, schöner Götterfunken – Alla marcia – Allegro assai vivace: Froh, wie seine Sonnen – Andante maestoso: Seid umschlungen, Millionen! – Adagio ma non troppo, ma divoto: Ihr, stürzt nieder – Allegro energico, sempre ben marcato: (Freude, schöner Götterfunken – Seid umschlungen, Millionen!) – Allegro ma non tanto: Freude, Tochter aus Elysium! – Prestissimo, Maestoso, Molto Prestissimo: Seid umschlungen, Millionen!

Presto; Allegro molto assai (Alla marcia); Andante maestoso; Allegro energico, sempre ben marcato. Durata approssimativa 24 min.

Aggiungere un finale con tanto di coro alla sinfonia rappresentava, per Beethoven, un’idea a cui pensava già dal 1807, idea che realizzò con la Nona sinfonia, con l’Inno o Ode alla Gioia nel quarto movimento.

(DE)
« O Freunde, nicht diese Töne!
Sondern laßt uns angenehmere
anstimmen und freudenvollere.
Freude! »
(IT)
« Amici, non questi suoni!
Piuttosto, altri intoniamone,
più piacevoli e gioiosi.
Gioia! »
(Ludwig Van Beethoven, Introduzione del compositore ad An die Freude)

Già dal 1799 Beethoven manifestò la volontà di scrivere un’opera a partire dall’Inno alla Gioia di Friedrich Schiller, animato dai sentimenti di fratellanza universale che riflettevano gli ideali che avevano indotto lo scrittore tedesco ad affiliarsi alla Massoneria.Allo stesso anno risale il primo abbozzo, sotto forma di Lied, mentre altri schizzi si trovano attualmente in raccolte risalenti al 1814 e 1815. Ma fu solo con la Nona Sinfonia che Beethoven adattò tale testo alla musica, la sua più grande sinfonia. E per far ciò, prese ispirazione da una stesura dell’Ode vista dall’autore stesso nel 1803. L’ode “An die Freude” è una lirica nella quale la gioia è intesa non certo come semplice spensieratezza e allegria, ma come risultato a cui l’uomo giunge seguendo un percorso graduale, liberandosi dal male, dall’odio e dalla cattiveria.Peculiarità di quest’ultimo movimento è il perfetto uso (ante litteram) del Leitmotiv, che sarà caratteristico della produzione Wagneriana. Infatti Beethoven, all’inizio del 4º movimento, riprende in ordine tutti e tre i temi dei precedenti.Durata: 23:05 minuti

Le parole scritte da Beethoven (e non da Schiller) sono mostrate in corsivo.

(DE)
« O Freunde, nicht diese Töne!
Sondern laßt uns angenehmere
anstimmen und freudenvollere.
Freude! Freude!Freude, schöner Götterfunken
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.Wem der große Wurf gelungen,
Eines Freundes Freund zu sein;
Wer ein holdes Weib errungen,
Mische seinen Jubel ein!
Ja, wer auch nur eine Seele
Sein nennt auf dem Erdenrund!
Und wer’s nie gekonnt, der stehle
Weinend sich aus diesem Bund!Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur;
Alle Guten, alle Bösen
Folgen ihrer Rosenspur.
Küsse gab sie uns und Reben,
Einen Freund, geprüft im Tod;
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott.Froh, wie seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt’gen Plan,
Laufet, Brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen.Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuß der ganzen Welt!
Brüder, über’m Sternenzelt
Muß ein lieber Vater wohnen.
Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest du den Schöpfer, Welt?
Such’ ihn über’m Sternenzelt!
Über Sternen muß er wohnen.Freude heißt die starke Feder
In der ewigen Natur.
Freude, Freude treibt die Räder
In der großen Weltenuhr.
Blumen lockt sie aus den Keimen,
Sonnen aus dem Firmament,
Sphären rollt sie in den Räumen,
Die des Sehers Rohr nicht kennt. »
(IT)
« O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia! Gioia!
Gioia, bella scintilla divina,
figlia di Elisio,
noi entriamo ebbri e frementi,
celeste, nel tuo tempio.
Il tuo fascino riunisce
ciò che la moda separò
ogni uomo s’affratella
dove la tua ala soave freme.L’uomo a cui la sorte benevola,
concesse il dono di un amico,
chi ha ottenuto una donna leggiadra,
unisca il suo giubilo al nostro!
Sì, – chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito,
lasci piangente e furtivo questa compagnia!Gioia bevono tutti i viventi
dai seni della natura;
vanno i buoni e i malvagi
sul sentiero suo di rose!
Baci ci ha dato e uva, un amico,
provato fino alla morte!
La voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino sta davanti a Dio!Lieti, come i suoi astri volano
attraverso la volta splendida del cielo,
percorrete, fratelli, la vostra strada,
gioiosi, come un eroe verso la vittoria.Abbracciatevi, moltitudini!
Questo bacio vada al mondo intero!
Fratelli, sopra il cielo stellato
deve abitare un padre affettuoso.
Vi inginocchiate, moltitudini?
Intuisci il tuo creatore, mondo?
Cercalo sopra il cielo stellato!
Sopra le stelle deve abitare!”Gioia” si chiama la forte molla
che sta nella natura eterna.
Gioia, gioia aziona le ruote
nel grande meccanismo del mondo.
Essa attrae fuori i fiori dalle gemme,
gli astri dal firmamento,
conduce le stelle nello spazio,
che il canocchiale dell’osservatore non vede. »
(Nona sinfonia in Re minore, Op. 125 di Ludwig van Beethoven – IV movimento)

Riflessi sui concerti per pianoforte e orchestra

Nei cinque concerti per pianoforte e orchestra il piano introduce, però, sfumature nel tessuto orchestrale e schiude prospettive inattese. Nei primi due concerti si ammira la fresca inventiva; nel terzo (op. 37) il drammatico dialogo fra il solista e l’orchestra; nel quarto (op. 58) la purezza poetica del linguaggio; nel quinto (op. 73), in cui pure non manca un terso lirismo, la solennità dello slancio eroico. Dolce lirismo, intimità espressiva e assoluta perfezione formale caratterizzano l’unico concerto per violino, op. 61. Le ouverture completano il quadro sinfonico.

Innovazioni

Nella storia musicale, l’opera di Beethoven rappresenta un momento di transizione: se le sue prime opere sono influenzate da Haydn o Mozart, le opere mature sono ricche di innovazioni e hanno aperto la strada ai musicisti del secondo Romanticismo, quali Brahms, Wagner o ancora Bruckner:

  • L’incipit della sua V Sinfonia (1807) espone un breve, violento motivo che è riutilizzato durante tutti i quattro movimenti. La transizione tra lo scherzo e l’allegro finale avviene senza interruzione, mediante un “attacca“.
  • La IX Sinfonia (1824) è la prima sinfonia ad introdurre un coro, al quarto movimento. L’insieme di questa elaborazione orchestrale rappresenta una vera innovazione.

Sul piano della tecnica compositiva, l’impiego di motivi che alimentino interi movimenti è considerato un apporto fondamentale. Di essenza squisitamente ritmica – cosa che costituisce una grande novità – questi motivi si modificano e si moltiplicano. Tra i più famosi:

  • Primo movimento del IV Concerto per piano (presente sin dalle prime battute);
  • Primo movimento della V Sinfonia (idem);
  • Secondo movimento della VII Sinfonia (dal ritmo dattilico): il turbinio sempre rinnovato che ne risulta è estremamente avvincente.

Beethoven dedicò gran cura all’orchestrazione. Negli sviluppi alcune associazioni cangianti di strumenti, specialmente al livello dei legni, permettono d’illuminare in maniera singolare i ritorni tematici, talvolta anche leggermente modificati sul piano armonico. Le variazioni di tono e di colore rinnovano il discorso musicale, sempre conservando il riferimento ai temi nella forma originaria.

L’influenza kantiana

Il compositore aggiunse alla sua musica una formazione culturale di impronta illuministica, kantiana in particolare. Dal filosofo Beethoven trasse la concezione dell’esistenza, nella coscienza individuale, di una legge morale, espressa nella forma dell’imperativo categorico. Egli mise allora il risultato della propria essenziale attività, la musica, al centro della morale, inserendovi valori ideali, arricchendola di una forza emotiva che esprimesse il movimento dei sentimenti e i conflitti interiori. Dallo stesso autore deiFondamenti metafisici della scienza della natura annotò questo passo: «Nell’anima, come nel mondo fisico, agiscono due forze, egualmente grandi, ugualmente semplici, desunte da uno stesso principio generale: la forza di attrazione e quella di repulsione.» che lo portarono a individuare per analogia il “Widerstrebende Prinzip” e il “Bittende Prinzip”, ossia il “principio di opposizione” e il “principio implorante”, principi che nella sua opera divengono temi musicali in conflitto reciproco, il primo robustamente caratterizzato da energia ritmica e precisa determinazione tonale, l’altro piano, melodico e modulante.



Categorie:D00.04- Musica del Classicismo

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