La musica microtonale di Alois Hába
e di Julián Carrillo
di Antonio De Lisa
Alois Hába
Moravo è Alois Hába (1893-1973), nato a Vizovice, in Moravia e morto a Praga. Ha studiato a Praga con Vitslav Novák, a Vienna con Schreker, infine a Berlino. E’ del 1919 un Quartetto d’archi n. 1 (1919), nel quale applica il principio della “centralità tonale”: ogni fondamentale può combinarsi liberamente con qualsiasi altezza della scala cromatica. In seguito ha cominciato a utilizzare i quarti di tono nel Quartetto d’archi n.2 (1920), scrivendo nella prefazione: “E’ questa una maniera per me d’arricchire l’antico sistema fondato sul semi-tono grazie a delle differenziazioni tonali più fini, ma non di distruggerlo”. Nelle sue prime composizioni microtonali Hába concepisce quella che chiama una musica “non tematica”, musica senza sviluppo di idee motiviche o melodiche, musica dove i disegni contrappuntistici sono totalmente indipendenti, senza relazione melodica o ritmica. In questo spirito compone il Quartetto d’archi n. 3 (1922).
Alois Hába scrive anche opere fondate sul quinto di tono (Quartetto d’archi n. 16 (1967) e sul sesto di tono (Duo per due violini (1937), Quartetto d’archi n. 11 (1957) e l’opera The Kingdom Come (1942). Dopo la seconda guerra mondiale comincia ad interessarsi ad altri micro-intervalli: i dodicesimi di tono. Per eseguire questi pezzi Hába progetta un nuovo tipo di piano. Fa anche costruire – come Carrillo – nuovi strumenti: un clarinetto (1924), armonium in quarti e sesti di tono (1928), una tromba (1931) e una chitarra (1943). Il catalogo di Hába comprende più di cento numeri d’opus, tra i quali anche opere scritte in maniera tradizionale, ma è la sua opera in quarti di tono Matka (La madre) (1929) che è considerata un’opera importante. E’ autore di Neue Harmonielehre des diatonischen, chromatischen, Viertel-, Drittel-, Sechstel-, und Zwoelftel- Tonsystems, 1978. E’ considerato un precorritore delle esperienze microtonali.
Ascolti:
Julián Carrillo
Julián Carrillo (1875-1965 ), compositore e violinista messicano, ha studiato a Città del Messico e successivamente a Lipsia e a Gand, dal 1899 al 1905. E’ stato attivo come concertista, direttore d’orchestra e didatta in Messico e negli Stati Uniti. Estraneo alla corrente nazionalistica del tipo di quella di Revueltas o Chávez, nelle sue composizioni è partito da posizioni tardoromantiche di influenza brahmsiana, per approdare presto a un linguaggio fortemente cromatico
Nel 1895 nel corso di esperimenti sulla divisione di una corda è pervenuto a quello che lui stesso ha definito un “nuovo suono” (una nota segnata matematicamente dalla proporzione 1:1.007246), tra sol e la sulla quarta corda del suo violino, “la nota sol+1/16 di tono, con cui nel 1895 affermò di aver superato la barriera dei dodici suoni temperati” [Conti 1998: p.65]. Dal momento che questa rappresentava un’eccedenza di 1/16 di tono nel classico sistema di dodici, lo ha chiamato “el sonido treze” (il tredicesimo suono). “Il termine divenne poi una sorta di bandiera e con esso Carrillo definì l’intera sua teoria, presentata come rivoluzione insorta per smascherare gli errori della tradizione e aprire le porte all’infinito musicale” (Conti 1998:p. 65).
Da questo momento gli si rivela il nuovo mondo della microtonalità, su cui riparametra l’intero sistema compositivo, dalle scale alle armonie, ivi compresi metri e ritmi, elaborando un sistema microtonale con terzi, quarti, quinti, ottavi e sedicesimi di tono, per il quale appronta una particolare notazione, intorno al 1925, e fa costruire degli appositi strumenti che conflusicono nel 1930 in un’orchestra chiamata Orquesta Sonido 13. Importante in questa prospettiva il suo “Sonido 13”: el infinito en las escalas y en los acordes. E’ singolare la circostanza che usi la stessa parola che servirà a Wyschnegradsky per caratterizzare la nuova scoperta della musica: quella di infinito.
La sua produzione è molto vasta e comprende tre opere teatrali; sei sinfonie, concerti e molti altri lavori per orchestra; musica vocale con orchestra e altri organici; musica da camera.
Tra le sue opere microtonali Preludio a Colón (1924), Fantásia sonido 13 (1930), Sinfonia n. 2 “Columbia” (1925-26) per quarti, ottavi e sedicesimi di tono, Murmullos (1933) per coro misto e strumenti, Horizontes (1948-1950), poema sinfonico, Primer concierto para violin an 4os de tono y orquestra (1963, anche se Dolores Carrillo la fa risalire al 1949).
Il compositore messicano ha pubblicato numerosi studi di estetica e teoria musicale.
“In àmbito compositivo, l’applicazione dei postulati della rivoluzione microtonale dovette sottostare a limiti organologici e interpretativi. Allo stesso tempo, per poter rendere praticabile il ‘Sonido 13’, il compositore messicano abbandonò i processi formali appresi in Germania. D’altra parte egli continuò a comporre anche nel ‘sistema tradizionale dei dodici suoni’. Nelle prime opere del ‘Sonido 13’ l’utilizzo di semplici contenitori, di simulacri delle piccole forme, era il prezzo da pagare alla conquista dei microintervalli e allo spossante tentativo di rettificare la teoria della musica” (Conti 1998:p. 80).
Antonio De Lisa
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Ascolti:
Julián Carrillo, Preludio a Colón (1924)
Julián Carrillo, Horizontes (1948-1950)
Julián Carrillo, Cromometrofonía
Julián Carrillo, Cometa
Bibliografia essenziale:
Alois Hába:
Scritti:
A. Hába (1927), Harmonické základy ctvrttónoné soustavy, tr. ted. Neue Harmonielehre des diatonischen, chromatischen, Viertel-, Drittel-, Sechstel-, und Zwoelftel- Tonsystems, Fr. Kistner & C.F.W. Siegel, Leipzig 1927; Universal Edition, Wien 1978; ed. rivista da Erich Steinhard, Grundfragen der mikrotonalen Musik, Bd. 3 Musikedition Nymphenburg 2001, Filmkunst-Muiskverlag, München.
A. Hába (1971), Mein Weg zur Viertel- und Sechstel-tonmusik, Gesellschaft zur Förderung der systematischen Musikwissenschaft, Düsseldorf.
Saggi:
F. Cuoghi (2000), “L’universo microtonale di Alois Hába. La musica per chitarra”, in Sonus – Materiali per la musica moderna e contemporanea, Fascicolo 20, pp. 69-86.
Julián Carrillo:
Scritti:
Per gli scritti si veda: [Conti 1998]
Saggi:
G. R. Benjamin (1980), “Julián Carrillo”, in NGMM.
L. Conti (1998), “Il pianeta microtonale di Julián Carrillo. La rivoluzione del ‘Sonido 13’ tra teoria e composizione”, in Sonus – Materiali per la musica moderna e contemporanea, Fascicolo 18, Anno X, N. 1-2-3, pp. 64-86.
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